mercoledì 4 marzo 2009

una finanza etica dall'islam

Stamattina ho letto con interesse una spalla sul corriere della sera, che riallacciandosi a questo articolo dell'Osservatore Romano, evidenzia alcuni princìpi contenuti nella shar'ia che potrebbero aiutare a costruire una finanza etica.

Di seguito alcuni stralci:

"Gli attivisti islamici, gli intellettuali, i produttori e i capi religiosi hanno sostenuto sempre la validità della proibizione della riba, l'interesse caricato da chi presta denaro, e denunciato la maisir e la gharar, che ricomprendono la speculazione informativa e l'insider trading. I soldi non devono quindi essere usati come prodotto in sé, per generare più soldi.
Il fondo a gestione alternativa e le azioni ordinarie e privilegiate sono evitati dalla finanza islamica perché portano a una creazione artificiale della moneta. I soldi sono mezzi o strumento produttivo, ed è questo il principio applicato nelle obbligazioni cosiddette sukuk. Il sukuk è collegato sempre all'investimento reale, per esempio per pagare la costruzione di una strada o immobile, e mai a scopi speculativi."

"Pensiamo che la finanza islamica potrà contribuire alla rifondazione di nuove regole per la finanza occidentale, visto che stiamo affrontando una crisi che, superati gli iniziali problemi sulla liquidità, ora è diventata eminentemente una crisi di fiducia verso il sistema. Il sistema bancario internazionale ha bisogno di strumenti che riportino al centro l'etica del business, strumenti che permettano di raccogliere liquidità e aiutare a ricostruire la reputazione di un modello capitalistico che ha fallito. "

"Rispetto alla crisi del '29 si è formato per reazione un eccesso di liquidità stagnante che deve essere rimessa in moto e il sukuk potrebbe essere un veicolo adatto a tale scopo. E i principi etici che sono alla base della finanza islamica potrebbero riportare le banche più vicine alla clientela e al vero spirito di servizio che dovrebbe contraddistinguere ogni servizio bancario."

Sono un profano della finanza, ma se alcuni concetti mi sembrano ovvi (i soldi come strumento e non come fine, o il finanziamento legato all'investimento) altri mi suonano come rivoluzionari: la banca come servizio!!
ecco, ai miei occhi quest'articolo ha messo a nudo proprio il disastro prodotto dal sistema economico com'è stato inteso finora, cioè di un mondo, quello economico, parallelo e completamente distaccato da quello reale.
Io vedo la banca non come un servizio che consente a me di comprare casa o alla mia azienda di fare investimenti, ma come un'entità il cui fine non è creare ricchezza reale ma guadagnare, speculare.
Questo si somma ad un aspetto, etico e non meno importante: le banche decidono le sorti delle nostre vite: se decidono che un'azienda non è meritevole di fiducia, paf! chiudono i cordoni e l'azienda fallisce, con tutte le conseguenze del caso. Idem nei confronti del privato.

In questo senso la creazione di una nuova finanza "etica", che sia cioè legata all'economia reale, ed ispirata ai prinicìpi del buon senso prima ancora che della shar'ia, potrebbe contribuire a ricostruire la fiducia non solo verso il sistema economico, ma anche nella ripresa

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